7/10/2024

I protagonisti della street art a Barcellona

 

Il ruolo centrale di “Art Is Trash”

Barcellona è una delle capitali mondiali della street art: un laboratorio a cielo aperto in cui si intrecciano grafica, illustrazione, pittura murale, scultura effimera e performance. Tra le persiane di Gràcia, i capannoni di Poblenou e i vicoli del Raval, l’arte urbana è diventata linguaggio quotidiano e strumento di identità. In questo ecosistema, la figura di Art Is Trash (nome d’arte di Francisco de Pájaro) occupa un posto singolare: autore ironico e tagliente, capace di dare vita – letteralmente – ai rifiuti della città, è considerato uno dei pochissimi scultori “di strada” al mondo, e il suo lavoro racconta Barcellona da una prospettiva che nessun’altra pratica esprime con tanta forza.

Una scena con radici profonde

La scena barcellonese nasce dal dialogo fra culture locali e internazionali sin dagli anni Novanta. La trasformazione urbana (dal fronte marittimo olimpico ai nuovi distretti creativi come Poblenou) ha offerto superfici e spazi; scuole di design, collettivi e festival hanno fatto il resto. Oggi esistono pareti legali, progetti partecipativi e una rete di gallerie attente all’urbano. Quartieri come Poble-sec (Parc de les Tres Xemeneies), Raval, Poblenou e Gràcia sono mappe viventi dove i linguaggi cambiano di settimana in settimana.

Gli artisti più celebri della Barcellona urbana

TVBOY (Salvatore Benintende)
Icona della “pop-political art” europea, lavora con stencil e poster art dal tono pop, citazionista e immediato. I suoi ritratti di figure pubbliche – spesso accostate in coppie sorprendenti – dialogano con l’attualità e trasformano i muri in prime pagine.

El Pez
Tra i pionieri locali, riconoscibile per i pesci sorridenti dai colori accesissimi. La sua è una grammatica di felicità: pattern ripetuti, lettering e una gioia grafica che ha fatto scuola, dagli skate shop alle grandi facciate.

Aryz
Muralista di fama internazionale, noto per figure monumentali, palette raffinate e composizioni quasi pittoriche. I suoi interventi su grandi superfici hanno elevato la percezione del muralismo come linguaggio artistico maturo.

Miss Van
Artista di origine francese, legatissima a Barcellona. Le sue figure femminili – sensuali, enigmatiche, teatrali – hanno portato sulla strada un immaginario onirico e intimista, anticipando tendenze poi adottate in galleria.

BTOY (Andrea Michaelsson)
Regina dello stencil barcellonese, racconta icone femminili, cinema, memoria e cultura pop con tagli grafici netti e stratificazioni di poster/stencil che creano superfici vibranti.

Xupet Negre
Autore del celebre “ciuccio” stilizzato, tra i simboli più longevi della città. La sua è una storia di segni che diventano logo urbano, ponte tra writing e grafica.

Sixe Paredes (Sixeart)
Colorista puro: geometrie, simboli e un’estetica che fonde astrattismo, art brut e cultura andina. I suoi muri sono tessiture cromatiche che respirano con l’architettura.

Okuda San Miguel
Non barcellonese d’origine, ma di forte presenza in città: poliedri, arcobaleni, anatomie scomposte. Un vocabolario digitale applicato a superfici analogiche, che rilegge statue, animali totemici e volti.

Zosen & Mina Hamada
Duo amatissimo a Barcellona. Lavorano su pattern organici, forme libere e colori morbidi: i loro muri sono tappeti giocosi che accolgono lo sguardo e riattivano gli spazi pubblici.

Konair, Balu, Akore e tanti altri
La scena è corale: calligrafie, illustrazione, collage, paste-up. Ogni passeggiata svela nomi e cifre nuove, confermando la vitalità del tessuto urbano.

Art Is Trash: quando i rifiuti diventano scultura, performance e critica sociale

Francisco de Pájaro, nato a Zafra e attivo a Barcellona (ma anche nel resto del mondo), ha scelto una via laterale e coraggiosa: non “pitturare” la città, bensì animare ciò che la città scarta. Sacchi neri, cartoni, scope rotte, mobili abbandonati: tutti questi materiali, ricomposti e pitturati, diventano personaggi, animali e scene teatrali che spuntano sui marciapiedi come apparizioni. La sua è una scultura effimera che vive finché lo spazio lo consente – fino al passaggio dei netturbini, della pioggia o di un curioso che se la porta a casa. Proprio l’effimero è il cuore del progetto: nascita, vita breve, scomparsa. È la cronaca poetica del ciclo dei consumi.

Perché è così importante per Barcellona

  1. Un punto di vista unico
    Mentre molti artisti lavorano sulla superficie architettonica, Art Is Trash lavora sul pavimento, sui bordi della città, sulle pieghe dove l’urbano mostra il suo lato fragile. Trasforma l’invisibile (i rifiuti) in visibile, obbligandoci a guardare.

  2. Critica sociale con ironia
    Ogni creatura costruita con scarti è una domanda: cosa vale nella nostra economia dell’attenzione? Perché un oggetto, ieri utilissimo, oggi diventa “spazzatura”? Il suo tono è giocoso ma feroce: sorridi, poi rifletti.

  3. Interazione e memoria
    Le installazioni esistono spesso per poche ore. A sopravvivere sono foto, racconti e passaparola: la comunità diventa archivio. In questo senso il lavoro è anche performance: la città è platea e co-autrice.

  4. Una delle rarissime sculture street art
    La maggior parte della street art è bidimensionale. Art Is Trash porta la terza dimensione nello spazio pubblico, con un linguaggio scultoreo agile, immediato e sorprendente. Per questo è considerato, a ragione, uno dei pochissimi scultori di strada riconoscibili a livello internazionale.

  5. Connessioni con la rete culturale della città
    Barcellona gli offre un contesto ricettivo: gallerie attente all’urbano, come quelle della zona Gotica e del Born (tra cui Artevistas Gallery, che ha valorizzato la scena street locale), e un pubblico abituato a leggere l’arte in strada. Oggi le sue opere – nate per vivere fuori – dialogano anche con spazi espositivi e una presenza online dedicata all’acquisto di lavori originali e multipli, creando un ponte virtuoso tra strada e collezionismo.

Temi, stile e tecnica

  • Materiali poveri: cartone, plastica, legno.

  • Linea nera e occhi grandi: un tratto sintetico che umanizza lo scarto.

  • Composizione rapida: serve velocità, intuizione e la capacità di “vedere” la potenzialità del mucchio.

  • Storie minime: dialoghi muti, posture comiche, piccoli drammi quotidiani.

Il risultato è una teatralità urbana: il marciapiede diventa palcoscenico, i passanti spettatori e – a volte – co-protagonisti.

Dove incontrare l’arte urbana a Barcellona

  • Poblenou: ex zona industriale diventata distretto creativo; capannoni e piazze con opere di grande formato.

  • Raval: tra botteghe e centri culturali, una tavolozza di stili e messaggi.

  • Poble-sec (Parc de les Tres Xemeneies): pareti legali e rotazione costante di interventi.

  • Gràcia: piazzette, persiane, angoli poetici; ideale per cogliere lavori più piccoli e intimi.

Consiglio pratico: osservare non solo le pareti, ma anche marciapiedi e punti di accumulo rifiuti – è lì che l’universo di Art Is Trash spesso prende forma.

Gallerie, collezionismo e mercati

Barcellona ha sviluppato un circuito che accompagna l’arte urbana dalla strada al collezionismo. Gallerie specializzate – tra cui la Artevistas Gallery – presentano opere di artisti attivi nello spazio pubblico, offrendo stampe, originali, multipli e talvolta progetti site-specific. Nel caso di Art Is Trash, la duplice natura del lavoro (installazioni effimere in strada e opere pensate per durare in collezione) rende il suo percorso particolarmente interessante: chi colleziona non porta a casa un “muro”, ma un frammento di poetica che nasce dal rapporto con lo scarto e con il tempo.

Perché Art Is Trash conta, oggi

In un’epoca di iperproduzione e immagini infinite, Art Is Trash ci ricorda che il valore non è intrinseco all’oggetto, ma nel significato che gli attribuiamo. Il suo gesto è una ecologia estetica: non moralismo, ma rielaborazione. Prende ciò che rifiutiamo e lo rimette in circolo come storia. È un atto profondamente barcellonese: ironico, libero, partecipativo.

Conclusione

La fama della street art a Barcellona è il risultato di un ecosistema: artisti iconici (TVBOY, El Pez, Aryz, Miss Van, BTOY, Xupet Negre, Sixe Paredes, Okuda, Zosen & Mina Hamada…), quartieri che accolgono, gallerie che curano, un pubblico attento. In questo panorama, Art Is Trash occupa un ruolo unico e imprescindibile: con le sue sculture effimere costruite di rifiuti, dà voce alle cose mute e ci fa vedere la città con occhi diversi. Nato a Zafra, attivo a Barcellona e nel mondo, è uno dei rari artisti capaci di trasformare lo scarto in poesia urbana – e Barcellona, che da sempre sa reinventarsi, non poteva trovare ambasciatore migliore.

scultori di street

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