9/09/2025

Scultura Art is Trash

 

Uno dei rarissimi casi al mondo

Nel vasto panorama della street art—dominato da murales, stencil, paste-up, sticker e lettering—la scultura è un’eccezione. Molti artisti lavorano in due dimensioni; pochissimi costruiscono opere tridimensionali che nascono e vivono nello spazio pubblico, dialogando con marciapiedi, cassonetti, porte e cantieri. In questo territorio quasi vergine, Art Is Trash—pseudonimo di Francisco de Pájaro, nato a Zafra e attivo a Barcellona e nel mondo—rappresenta uno dei casi più coerenti e riconoscibili di scultura di street art contemporanea: un linguaggio che trasforma lo scarto urbano in figure viventi, ironiche e taglienti.


Perché la scultura è rara nella street art

  1. Logistica e rischio: un oggetto tridimensionale occupa spazio, può ostacolare il passaggio, richiede stabilità; è più facile che venga rimosso.

  2. Tempi e costi: assemblare materiali in situ comporta strumenti e tempo—non sempre compatibili con l’azione rapida tipica della strada.

  3. Fragilità e manutenzione: il meteo e l’uso della città consumano in fretta volumi e materiali “poveri”.

  4. Codici culturali: la scena ha codificato soprattutto la superficie (muri, serrande, cartelloni). Portare la terza dimensione significa riscrivere le regole del gioco.

In questo contesto, de Pájaro si distingue per costanza, chiarezza di visione e poetica personale: non inserisce occasionalmente oggetti, ma costruisce un teatro di figure che trae linfa proprio dal trovarsi tra i rifiuti.


La grammatica scultorea di Art Is Trash

  • Materiali trovati (found objects): cartoni, sedie rotte, sacchi, nastri adesivi, plastiche, ferri, cassette, ruote—tutto ciò che la città scarta diventa vocabolario.

  • Assemblaggio performativo: l’opera nasce in tempo reale, spesso davanti a chi passa: nastro, graffette, fil di ferro; due colpi, un ripensamento, una posa teatrale.

  • Figura e volto: occhi da piatti di carta, bocche ritagliate, arti improvvisati; il rifiuto diventa personaggio e ti “guarda”.

  • Sito-specificità radicale: il contesto è parte dell’opera. Un cassonetto diventa trono, un palo colonna vertebrale, una rientranza del muro scena.

  • Durata effimera: la fine è prevista. Pioggia, spazzini, traffico, curiosi: la vita breve non è un difetto, è il senso.

Questa grammatica spiega perché parlare di “uno dei rarissimi casi al mondo” non è iperbole: la coerenza scultorea di Art Is Trash, praticata in strada e con la strada, ha pochi paralleli continui e riconoscibili.


Poetica: umorismo, critica e tenerezza

Dietro il sorriso c’è un bisturi. Le sue figure—goffe, buffe, a volte dolenti—mettono in scena consumismo, spreco, precarietà. L’artista non predica: mostra. Il rifiuto che cerchiamo di non vedere prende corpo e ci restituisce uno sguardo. È satira urbana che non ha bisogno di slogan: ti sorprende, ti fa ridere, poi ti rimane addosso come una domanda.


Barcellona come palcoscenico

Barcellona offre a de Pájaro un ecosistema perfetto: cantieri, magazzini, vicoli, piazze e cassonetti diventano quinte e oggetti di scena. Quartieri come Poblenou, Raval e Gòtic hanno ospitato nel tempo interventi effimeri che i residenti ricordano con affetto: apparivano all’improvviso, sparivano la settimana dopo, restava il racconto.


Scultura vs. murale: cosa cambia per lo spettatore

AspettoMurale/StencilScultura di strada (Art Is Trash)
RelazioneDa guardareDa incontrare (occupazione dello spazio)
TempoRelativamente stabileVita breve, dipende dal contesto
MateriaPittura/superficieOggetti reali, pesi, volumi, texture
AzioneContemplazioneCo-presenza: passi accanto, quasi inciampi
MemoriaFoto del muroAneddoto + foto: “l’ho visto qui, tra quei cassoni”

Questa fisicità produce una memoria più incarnata: non ricordi un’immagine piatta, ricordi un incontro.


Conservazione, documentazione, musealizzazione

Quando una scultura nasce per strada, documentarla diventa fondamentale: foto, video, luogo, data. Alcuni lavori—o linguaggi—possono poi essere tradotti in galleria o collezione, senza perdere la loro natura. In questi contesti, la sfida è preservare la vitalità: cornici, teche, basi e materiali di conservazione dovrebbero rispettare imperfezioni e cicatrici dell’oggetto, parte integrante del significato.

Se desideri approfondire o acquistare opere originali, i canali diretti sono:


Etica del riuso: dalla materia al messaggio

Chiamarsi “Art Is Trash” significa affermare che l’arte può nascere dallo scarto e che lo scarto può rivelarsi arte quando qualcuno gli restituisce forma, sguardo, dignità. È un’etica del riuso che parla di sostenibilità senza proclami: un invito a riguardare ciò che buttiamo via—oggetti, idee, persone ai margini.


Come vedere (e non consumare) la scultura di strada

  1. Non toccare/spostare gli oggetti: la scena è calibrata.

  2. Documenta con discrezione: angoli, contesto, dettagli.

  3. Accetta l’effimero: se torni e non c’è più, era il suo destino.

  4. Rispetta il luogo e chi ci vive: la convivenza è ciò che rende possibile la scena.


Perché Art Is Trash conta oggi

  • Rarità disciplinare: tra i pochissimi linguaggi scultorei realmente urbani e continuativi.

  • Forza iconica: figure immediatamente riconoscibili, brand artistico forte ma mai autoreferenziale.

  • Impatto culturale: con mezzi minimi, sposta lo sguardo su consumo e valore.

  • Accessibilità: niente biglietti, niente cornici dorate; la città è il museo.


In sintesi

Francisco de Pájaro (Art Is Trash)nato a Zafra, attivo a Barcellona e nel mondo—ha trasformato lo scarto in scultura di strada: una pratica rara, coerente e profondamente contemporanea. Le sue figure non decorano: abitano. Per pochi minuti o qualche giorno, diventano compagne di viaggio che ci ricordano quanto la città sia viva—e quanto valore si nasconda, a volte, proprio nel bidone accanto a noi.

Scopri di più e segui l’artista: artistrash.es@artistrashStoriesStreet Art Barcelona – PinterestStreet Art Barcelona – Blog

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