9/10/2025

scultori di street

 

Art Is Trash: uno dei pochi scultori di street art al mondo

Quando pensiamo alla street art, la nostra mente corre subito a murales, graffiti, stencil o grandi interventi colorati sui muri della città. Solo pochissimi artisti, però, hanno osato superare i confini del bidimensionale per portare la scultura direttamente nello spazio urbano. Tra questi, una delle figure più sorprendenti e riconosciute è Francisco de Pájaro, conosciuto artisticamente come Art Is Trash (El Arte Es Basura). Le sue opere vanno ben oltre il semplice gesto pittorico: sono installazioni, performance e monumenti effimeri realizzati con ciò che la società scarta.

Le origini di Art Is Trash

Francisco de Pájaro è nato a Zafra, in Spagna. Dopo studi artistici, ha scelto di rifiutare i percorsi accademici tradizionali, trovando invece la sua vera voce nelle strade. Qui ha iniziato a trasformare oggetti dimenticati – vecchi mobili, materassi rotti, televisori abbandonati – in figure piene di ironia, poesia e denuncia sociale. Il suo nome d’arte, Art Is Trash, racchiude una filosofia potente: l’arte nasce anche da ciò che viene gettato via.

La scultura come linguaggio di strada

Ciò che rende Art Is Trash così unico è la sua capacità di creare sculture urbane. Mentre la maggior parte degli street artist lascia in eredità superfici dipinte, de Pájaro costruisce installazioni tridimensionali che dialogano con il marciapiede, con i muri e con lo spazio pubblico.
Un materasso diventa un volto urlante, una sedia si trasforma in un personaggio antropomorfo, un vecchio water diventa un altare satirico. Queste opere vivono poco: sono soggette al tempo, alla pioggia, ai netturbini o alla semplice curiosità dei passanti. Ma proprio la loro natura effimera è il cuore del messaggio: nulla è eterno, eppure anche l’oggetto più banale può diventare arte.

Uno dei pochi scultori di street art al mondo

Nel panorama internazionale, la scultura di strada resta un fenomeno raro. Le normative urbane spesso vietano installazioni improvvisate e ciò limita gli artisti. Nonostante questo, Art Is Trash ha fatto delle città – in particolare Barcellona e il quartiere di Poblenou – il suo museo a cielo aperto. Ogni intervento è una storia: una bambola incollata a una televisione può diventare critica al consumismo; una sedia dipinta e allungata può simboleggiare potere o fragilità.

Per questo motivo, Francisco de Pájaro è considerato uno dei pochissimi scultori di street art riconosciuti a livello mondiale. Le sue opere sono a metà tra arte performativa, attivismo e provocazione.

Dalla strada alle gallerie

Anche se il suo habitat naturale resta la strada, molte opere di Art Is Trash sono state raccolte in gallerie d’arte e collezioni private. I collezionisti ne apprezzano l’originalità e l’energia, poiché rappresenta un ponte tra la spontaneità della street art e la permanenza del mercato dell’arte.
A Barcellona, Londra e New York le sue esposizioni hanno riscosso grande successo. Alcune sculture – nate come interventi urbani temporanei – sono state poi ricostruite o conservate, mantenendo vivo lo spirito di quel gesto improvvisato.

Perché è importante

Art Is Trash ci invita a guardare con occhi diversi ciò che scartiamo ogni giorno. Invece delle statue ufficiali in bronzo, i suoi monumenti sono fatti di legno, plastica e oggetti rotti. Sono opere che fanno sorridere, riflettere e spesso denunciano. Ci parlano di consumismo, di sprechi e di come la creatività possa nascere anche da ciò che consideriamo inutile.

Il suo lavoro, inoltre, tocca temi ecologici: riutilizzando materiali destinati alla discarica, rende evidente il problema dei rifiuti e allo stesso tempo ci mostra la loro potenzialità espressiva.

Conclusione

Questa pagina e queste opere testimoniano il percorso di un artista eccezionale. Art Is Trash è davvero uno dei pochissimi scultori di street art al mondo. Le sue sculture sono monumenti temporanei che vivono nello spazio urbano, mescolando ironia, ribellione e poesia.
Dalle strade di Barcellona alle gallerie internazionali, il suo lavoro dimostra che anche un oggetto abbandonato può diventare un’icona d’arte.

9/09/2025

cuore dell’Estremadura

 

Art Is Trash e il legame con Zafra

La storia di Francisco de Pájaro, conosciuto a livello internazionale come Art Is Trash, non può essere compresa appieno senza guardare alle sue origini. Nato a Zafra, una cittadina della comunità autonoma dell’Estremadura nel sud-ovest della Spagna, l’artista porta con sé le radici culturali e sociali di un territorio che ha influenzato profondamente la sua poetica. Zafra, con il suo passato storico, la sua vita quotidiana semplice e la sua distanza dai grandi centri urbani, ha rappresentato il primo terreno fertile su cui si è formata la sua sensibilità artistica e critica.


Zafra: una città tra storia e marginalità

Zafra è spesso chiamata la “piccola Siviglia” per la sua architettura e per le sue piazze porticate. Situata in provincia di Badajoz, questa città ha un patrimonio ricco di storia medievale, mercati agricoli e un forte senso comunitario. Tuttavia, come gran parte dell’Estremadura, soffre di problemi economici: disoccupazione, emigrazione dei giovani, scarsità di opportunità creative.

Questa realtà ha segnato la visione di Francisco de Pájaro: l’idea di vivere in una società che produce scarti – materiali ed umani – trova le sue radici proprio in un luogo dove molti giovani sentono di dover “fuggire” per realizzare i propri sogni.


La fuga da Zafra e la nascita di Art Is Trash

Francisco ha lasciato Zafra per cercare spazi in cui la sua arte potesse crescere: prima altre città spagnole, poi Barcellona, fino ad arrivare a un riconoscimento internazionale. Tuttavia, il legame con la sua città natale rimane vivo, soprattutto nella dimensione concettuale del suo lavoro.

  • Il senso di marginalità: vivere in una regione spesso considerata periferica rispetto a Madrid o Barcellona ha alimentato il suo interesse per i “margini” e gli “scarti”.

  • La memoria popolare: il folklore, le feste locali e l’ironia tipica dell’Estremadura si riflettono nel suo approccio comico e grottesco alle sculture di rifiuti.

  • La ribellione: l’urgenza di rompere i limiti provinciali lo ha portato a un linguaggio artistico dirompente, dove la città diventa tela e i rifiuti diventano protagonisti.


Influenza dell’Estremadura sulla sua poetica

Zafra e l’Estremadura hanno plasmato il suo sguardo in diversi modi:

  1. La ruralità e il senso del ciclo
    Vivere in un contesto rurale insegna che tutto nasce, cresce e muore. Questo concetto è centrale nelle opere effimere di Art Is Trash: le sue sculture di strada vivono solo poche ore, proprio come un raccolto o una festa popolare che ha un inizio e una fine.

  2. La povertà e la semplicità dei materiali
    L’Estremadura non è una regione di grandi risorse economiche. Il rapporto con la scarsità lo ha portato a scegliere il rifiuto come materia prima, esaltandone il valore simbolico e sociale.

  3. Il senso comunitario
    A Zafra, la vita si svolge nelle piazze e nelle strade. Questa dimensione collettiva ritorna nelle sue performance urbane, dove l’arte non è mai chiusa in uno studio, ma si mescola con la vita quotidiana.


Il ritorno simbolico: Zafra come radice e identità

Anche se oggi Francisco vive e lavora principalmente a Barcellona e in altre città del mondo, il legame con Zafra è più che geografico: è emotivo e simbolico. In varie interviste, l’artista ha sottolineato come le sue origini abbiano formato il suo carattere ribelle e la sua capacità di guardare la società “dal basso”.

  • A Zafra, i rifiuti non sono solo spazzatura: raccontano la storia di una comunità che lotta, che ricicla, che reinventa.

  • La sua identità di “outsider” nasce proprio da quella condizione di provincia, lontana dai riflettori ma ricca di autenticità.


Il messaggio universale nato da un luogo periferico

Ciò che rende straordinaria la traiettoria di Art Is Trash è la capacità di partire da un contesto apparentemente marginale come Zafra e trasformarlo in messaggio universale. L’idea che anche ciò che viene scartato – un oggetto, una persona, una città periferica – possa avere dignità e bellezza è il cuore della sua arte.

In questo senso, Zafra non è solo il luogo natale, ma la matrice concettuale di tutta la sua opera: una cittadina che gli ha insegnato il valore della resistenza, della semplicità e della trasformazione.


Conclusione

La relazione tra Art Is Trash e Zafra è un dialogo costante tra radici e futuro. Se Barcellona gli ha dato lo spazio per emergere come artista internazionale, Zafra gli ha dato la visione: la capacità di vedere oltre l’apparenza, di trovare vita nei margini, di trasformare la povertà in creatività.

Art Is Trash è oggi riconosciuto in tutto il mondo come uno dei pochi veri scultori urbani, ma dentro ogni sua opera rimane vivo il ricordo di Zafra, l’Estremadura e di quella periferia che gli ha insegnato che anche la spazzatura può diventare arte, e che persino i luoghi più piccoli possono generare messaggi universali.

Scultura Art is Trash

 

Uno dei rarissimi casi al mondo

Nel vasto panorama della street art—dominato da murales, stencil, paste-up, sticker e lettering—la scultura è un’eccezione. Molti artisti lavorano in due dimensioni; pochissimi costruiscono opere tridimensionali che nascono e vivono nello spazio pubblico, dialogando con marciapiedi, cassonetti, porte e cantieri. In questo territorio quasi vergine, Art Is Trash—pseudonimo di Francisco de Pájaro, nato a Zafra e attivo a Barcellona e nel mondo—rappresenta uno dei casi più coerenti e riconoscibili di scultura di street art contemporanea: un linguaggio che trasforma lo scarto urbano in figure viventi, ironiche e taglienti.


Perché la scultura è rara nella street art

  1. Logistica e rischio: un oggetto tridimensionale occupa spazio, può ostacolare il passaggio, richiede stabilità; è più facile che venga rimosso.

  2. Tempi e costi: assemblare materiali in situ comporta strumenti e tempo—non sempre compatibili con l’azione rapida tipica della strada.

  3. Fragilità e manutenzione: il meteo e l’uso della città consumano in fretta volumi e materiali “poveri”.

  4. Codici culturali: la scena ha codificato soprattutto la superficie (muri, serrande, cartelloni). Portare la terza dimensione significa riscrivere le regole del gioco.

In questo contesto, de Pájaro si distingue per costanza, chiarezza di visione e poetica personale: non inserisce occasionalmente oggetti, ma costruisce un teatro di figure che trae linfa proprio dal trovarsi tra i rifiuti.


La grammatica scultorea di Art Is Trash

  • Materiali trovati (found objects): cartoni, sedie rotte, sacchi, nastri adesivi, plastiche, ferri, cassette, ruote—tutto ciò che la città scarta diventa vocabolario.

  • Assemblaggio performativo: l’opera nasce in tempo reale, spesso davanti a chi passa: nastro, graffette, fil di ferro; due colpi, un ripensamento, una posa teatrale.

  • Figura e volto: occhi da piatti di carta, bocche ritagliate, arti improvvisati; il rifiuto diventa personaggio e ti “guarda”.

  • Sito-specificità radicale: il contesto è parte dell’opera. Un cassonetto diventa trono, un palo colonna vertebrale, una rientranza del muro scena.

  • Durata effimera: la fine è prevista. Pioggia, spazzini, traffico, curiosi: la vita breve non è un difetto, è il senso.

Questa grammatica spiega perché parlare di “uno dei rarissimi casi al mondo” non è iperbole: la coerenza scultorea di Art Is Trash, praticata in strada e con la strada, ha pochi paralleli continui e riconoscibili.


Poetica: umorismo, critica e tenerezza

Dietro il sorriso c’è un bisturi. Le sue figure—goffe, buffe, a volte dolenti—mettono in scena consumismo, spreco, precarietà. L’artista non predica: mostra. Il rifiuto che cerchiamo di non vedere prende corpo e ci restituisce uno sguardo. È satira urbana che non ha bisogno di slogan: ti sorprende, ti fa ridere, poi ti rimane addosso come una domanda.


Barcellona come palcoscenico

Barcellona offre a de Pájaro un ecosistema perfetto: cantieri, magazzini, vicoli, piazze e cassonetti diventano quinte e oggetti di scena. Quartieri come Poblenou, Raval e Gòtic hanno ospitato nel tempo interventi effimeri che i residenti ricordano con affetto: apparivano all’improvviso, sparivano la settimana dopo, restava il racconto.


Scultura vs. murale: cosa cambia per lo spettatore

AspettoMurale/StencilScultura di strada (Art Is Trash)
RelazioneDa guardareDa incontrare (occupazione dello spazio)
TempoRelativamente stabileVita breve, dipende dal contesto
MateriaPittura/superficieOggetti reali, pesi, volumi, texture
AzioneContemplazioneCo-presenza: passi accanto, quasi inciampi
MemoriaFoto del muroAneddoto + foto: “l’ho visto qui, tra quei cassoni”

Questa fisicità produce una memoria più incarnata: non ricordi un’immagine piatta, ricordi un incontro.


Conservazione, documentazione, musealizzazione

Quando una scultura nasce per strada, documentarla diventa fondamentale: foto, video, luogo, data. Alcuni lavori—o linguaggi—possono poi essere tradotti in galleria o collezione, senza perdere la loro natura. In questi contesti, la sfida è preservare la vitalità: cornici, teche, basi e materiali di conservazione dovrebbero rispettare imperfezioni e cicatrici dell’oggetto, parte integrante del significato.

Se desideri approfondire o acquistare opere originali, i canali diretti sono:


Etica del riuso: dalla materia al messaggio

Chiamarsi “Art Is Trash” significa affermare che l’arte può nascere dallo scarto e che lo scarto può rivelarsi arte quando qualcuno gli restituisce forma, sguardo, dignità. È un’etica del riuso che parla di sostenibilità senza proclami: un invito a riguardare ciò che buttiamo via—oggetti, idee, persone ai margini.


Come vedere (e non consumare) la scultura di strada

  1. Non toccare/spostare gli oggetti: la scena è calibrata.

  2. Documenta con discrezione: angoli, contesto, dettagli.

  3. Accetta l’effimero: se torni e non c’è più, era il suo destino.

  4. Rispetta il luogo e chi ci vive: la convivenza è ciò che rende possibile la scena.


Perché Art Is Trash conta oggi

  • Rarità disciplinare: tra i pochissimi linguaggi scultorei realmente urbani e continuativi.

  • Forza iconica: figure immediatamente riconoscibili, brand artistico forte ma mai autoreferenziale.

  • Impatto culturale: con mezzi minimi, sposta lo sguardo su consumo e valore.

  • Accessibilità: niente biglietti, niente cornici dorate; la città è il museo.


In sintesi

Francisco de Pájaro (Art Is Trash)nato a Zafra, attivo a Barcellona e nel mondo—ha trasformato lo scarto in scultura di strada: una pratica rara, coerente e profondamente contemporanea. Le sue figure non decorano: abitano. Per pochi minuti o qualche giorno, diventano compagne di viaggio che ci ricordano quanto la città sia viva—e quanto valore si nasconda, a volte, proprio nel bidone accanto a noi.

Scopri di più e segui l’artista: artistrash.es@artistrashStoriesStreet Art Barcelona – PinterestStreet Art Barcelona – Blog

Comprare un originale di Art Is Trash

 

...dallo shop ufficiale alla galleria Artevistas di Barcellona

Art Is Trash è lo pseudonimo dell’artista di strada Francisco de Pájaro, nato a Zafra (Estremadura) e attivo a Barcellona e nel mondo. Le sue opere—figure ironiche e taglienti create con cartoni, mobili rotti e altri materiali di scarto—sono diventate iconiche perché trasformano ciò che la città getta via in poesia visiva. Se desideri acquistare un originale, hai due strade sicure e complementari: lo shop ufficiale dell’artista online e la Artevistas Gallery nel centro storico di Barcellona.


1) Acquistare online: lo shop ufficiale di Art Is Trash

Lo shop ufficiale è il canale più diretto per entrare in contatto con l’opera di Francisco de Pájaro.

  • Link: artistrash.es

  • Cosa trovi: opere su carta e su materiali trovati, collage, piccoli assemblaggi, edizioni limitate firmate, occasionalmente lavori di formato medio-grande.

  • Vantaggi: contatto immediato con la selezione curata dall’artista; disponibilità aggiornata; certificato di autenticità fornito direttamente dalla fonte.

  • Come acquistare bene online:

    • Leggi con attenzione titolo, tecnica, dimensioni, anno.

    • Verifica foto in alta risoluzione: chiedi immagini ravvicinate di firme, dettagli di texture e retro dell’opera (specie per i found objects).

    • Chiedi conferma di COA (Certificate of Authenticity) e della firma.

    • Informati su imballaggio (crating per pezzi su supporti rigidi) e spedizione assicurata.

    • Tieni conto di tasse/IVA e eventuali dazi se acquisti da/verso paesi diversi.

Suggerimento: segui l’artista su Instagram per aggiornamenti su nuove release e processi di lavoro: feed @artistrash e storie @artistrash – Stories.


2) Acquistare dal vivo: Artevistas Gallery, Barcellona

Artevistas Gallery è una delle gallerie che hanno presentato opere di Art Is Trash nel cuore di Barcellona (Quartiere Gotico).

  • Sito: artevistas.eu

  • Perché andarci: vedere dal vivo i lavori di de Pájaro permette di apprezzare la matericità, le sovrapposizioni, le scritte e i segni che in foto si colgono solo in parte. In galleria puoi confrontare più opere, chiedere consigli, valutare cornici e soluzioni conservative.

  • Cosa chiedere al gallerista:

    • Provenienza e COA (dichiarazione su carta intestata della galleria e/o dell’artista).

    • Stato di conservazione (specie per assemblaggi e cartoni): eventuali consolidamenti o vernici protettive.

    • Consigli di cornici e vetri UV per preservare colori e supporti nel tempo.

    • Opere simili o in arrivo se vuoi confrontare stile, periodo e fasce di prezzo.

Consiglio itinerario: abbina la visita in galleria a una passeggiata tra Gòtic e Raval, dove la scena di street art—anche effimera—offre contesto e ispirazioni.


Tipologie di opere che potresti trovare

  • Figure su cartone (cardboard works): il “classico” Art Is Trash; spesso con occhi, bocche e posture antropomorfe, segni nervosi e scritte ironiche.

  • Assemblaggi/oggetti trovati: piccoli totem costruiti con scarti urbani; pezzi unici, teatralmente “vivi”.

  • Opere su carta/tecnica mista: disegni e collage che condensano il linguaggio di strada in un formato facilmente collezionabile.

  • Edizioni limitate firmate: serigrafie o giclée numerate; ottime come primo passo nella collezione.


Autenticità, conservazione e valore nel tempo

  1. Autenticità: richiedi sempre COA e documenta con foto l’opera al momento della consegna. La presenza della firma e l’allineamento tra stile/periodo/tecnica sono indizi importanti.

  2. Conservazione: per i supporti “poveri” (cartone, carta), usa cornici chiuse con vetro o acrilico UV e passepartout a pH neutro. Mantieni l’opera lontana da luce diretta e umidità.

  3. Valore: oltre alla rarità e alla qualità, incide la rilevanza culturale: Art Is Trash è tra le voci distintive della scena di Barcellona; la coerenza poetica e l’innovazione del suo linguaggio sostengono l’interesse dei collezionisti.


Come scegliere l’opera “giusta” per te

  • Connessione emotiva: le figure di de Pájaro parlano in modo diretto; scegli quella che “ti guarda” davvero.

  • Formato e ambiente: valuta dimensioni e cornice in base allo spazio dove esporrai l’opera.

  • Supporto: carta e cartone sono più delicati ma intensi; gli assemblaggi hanno forte presenza scultorea.

  • Budget e percorso di collezione: puoi iniziare da edizioni firmate e passare, nel tempo, a unici su cartone o assemblaggi complessi.


FAQ rapide

Posso commissionare un soggetto specifico?
Talvolta sì, ma la libertà autoriale è centrale. Meglio dialogare su temi e formati senza ingabbiare il processo creativo.

Le opere su cartone sono “fragili”?
Sono materiche e vive: una buona cornice e condizioni ambientali adeguate garantiscono un’ottima durata.

Meglio comprare online o in galleria?
Sono esperienze complementari: online hai accesso diretto e rapido; in galleria ottieni consulenza dal vivo e confronto tra più opere.


Risorse ufficiali e utili (per conoscere e pianificare)


In sintesi

Se vuoi comprare un originale di Art Is Trash, parti da artistrash.es per la selezione diretta dell’artista e visita Artevistas Gallery a Barcellona per vivere da vicino la forza materica dei suoi lavori. Ricorda: Francisco de Pájaro, nato a Zafra e attivo a Barcellona e a livello internazionale, ha costruito un linguaggio unico che trasforma lo scarto in racconto umano. Scegliendo un suo pezzo, porti a casa un frammento di città che continua a parlare.

Francisco de Pájaro

 

Chi è Art Is Trash I ritratto di un poeta dei rifiuti

Art Is Trash è il nome d’arte di Francisco de Pájaro, artista di strada nato a Zafra (Estremadura) e attivo a Barcellona e nel mondo. È noto per trasformare oggetti abbandonati—cartoni, mobili rotti, sacchi della spazzatura, nastri adesivi, scarti industriali—in creature ironiche e taglienti che compaiono sui marciapiedi come piccoli teatri effimeri. Le sue opere mettono in discussione consumismo, spreco e valore degli oggetti, con un linguaggio visivo immediato, accessibile e spesso esilarante.

Biografia essenziale

  • Origini: Zafra, cittadina dell’Estremadura spagnola.

  • Base operativa: Barcellona, con interventi e progetti in numerose città internazionali.

  • Identità artistica: “Art Is Trash” non è solo una firma: è un manifesto. Dichiarare che “l’arte è spazzatura” (o che “la spazzatura è arte”) rovescia le gerarchie del valore e rende la strada un laboratorio aperto.

Estetica e metodo

  • Materiali trovati (found objects): scatole, plastica, legno, ferri, nastro—tutto ciò che la città scarta diventa alfabeto.

  • Intervento rapido: molti lavori nascono in pochi minuti, direttamente in strada, e vivono per ore o giorni. La temporalità è parte dell’opera: pioggia, passanti e operatori ecologici ne determinano il destino.

  • Figurazione immediata: occhi, bocche e arti improvvisati trasformano il rifiuto in personaggi. La scena è comica e affettuosa, ma porta con sé una critica sociale feroce.

Temi ricorrenti

  1. Consumo e scarto: ciò che buttiamo via racconta chi siamo. L’artista lo rimette in scena, esponendo i nostri rituali di acquisto e abbandono.

  2. Umano troppo umano: le sue figure sono caricature tenero-grottesche; ridiamo, ma ci riconosciamo.

  3. Città come palcoscenico: l’opera non vive senza il contesto urbano; traffico, rumori e velocità diventano parte della drammaturgia.

  4. Poetica dell’impermanenza: nessun feticcio da museo; l’arte accade, scompare, lascia un’eco.

Perché è importante

  • Rende visibile l’invisibile. I rifiuti smettono di essere sfondo e diventano specchio della città.

  • Democratizza il gesto artistico. Nessun biglietto, nessun white cube: l’incontro avviene sul marciapiede.

  • Ispira pratiche sostenibili. Riciclo creativo e riuso come metafora etica e pratica concreta.

  • Branding urbano. Stile e tono riconoscibilissimi creano una “marca” artistica che dialoga con residenti e visitatori.

Dove incontrarlo a Barcellona

Barcellona è il suo terreno di gioco privilegiato. Quartieri come Poblenou, Raval e Gòtic ospitano (a ondate) interventi effimeri. Non esiste una mappa definitiva: la ricerca fa parte dell’esperienza. Un buon approccio è camminare lento, osservare gli angoli bassi, le rientranze dei portoni, i pressi dei cassonetti e dei cantieri.

Come leggere le opere (senza “consumarle”)

  • Rispetta il contesto: non spostare gli oggetti, non “completare” l’opera.

  • Documenta con cura: foto, luogo, data; la memoria è un museo personale.

  • Accetta la fine: quando il pezzo scompare, non è “perdita”: è ciclo vitale.

Influenze e dialoghi

Senza incasellarlo, si possono riconoscere echi di arte povera, dada, situazionismo e cartoon culture. Il risultato, però, è profondamente personale: una commedia urbana che usa l’oggetto scartato come attore protagonista.

Mostre, progetti e diffusione

Pur nascendo in strada, il lavoro di Art Is Trash ha avuto anche declinazioni in installazioni, mostre, performance e progetti con spazi culturali. Il passaggio dal marciapiede alla sala espositiva non sterilizza il gesto: ne evidenzia invece la processualità, il montaggio e l’umorismo nero.

Risorse ufficiali e utili


In sintesi

Art Is Trash è Francisco de Pájaro, nato a Zafra e attivo a Barcellona e nel mondo: un artista che trasforma lo scarto in drammaturgia urbana. Le sue creature—tenere, sarcastiche, inquietanti—ci ricordano che l’arte non è lontana: vive dove finisce la nostra attenzione, nel momento esatto in cui decidiamo cosa vale e cosa no.

Street Art a Barcellona

mappe, quartieri e la poesia dissacrante di Art Is Trash

Barcellona è una città che respira creatività a ogni angolo di strada. Dalle ciminiere di Poble-sec alle fabbriche recuperate del Poblenou, i muri raccontano storie di migrazioni, musica, calcio, femminismi, tecnologia, mare e memoria operaia. Qui la street art non è un semplice “sfondo Instagram”: è un linguaggio urbano che si rinnova giorno dopo giorno, fra murales monumentali, paste-up effimeri, stencil, calligrafie, installazioni e sculture realizzate con materiali trovati.

Dove cercare i muri giusti (e perché)

  • Poblenou: ex quartiere industriale, oggi laboratorio a cielo aperto. Capannoni, cantieri e cortili interni ospitano opere gigantesche e interventi minuti. Le strade laterali di Pere IV, i dintorni di Taulat e gli spazi culturali autogestiti rendono l’area perfetta per chi ama esplorare.

  • El Raval & Gòtic: stratificazione pura. Negli anni Duemila erano l’epicentro dei poster e degli sticker; oggi convivono piccoli interventi poetici e lavori più grafici, spesso nascosti su persiane abbassate o in passaggi stretti.

  • Poble-sec (Jardins de les Tres Xemeneies): uno dei pochi “muri legali” dove la pittura cambia di continuo; ottimo per vedere writer locali all’opera nel weekend.

  • Gràcia: tra piazze e vicoli compaiono stencil e paste-up dal tono sociale; la scala è più intima, perfetta per chi cerca dettagli e lettering.

Se vuoi farti un’idea visiva prima di uscire, questa bacheca è un punto di partenza utile: Street Art Barcelona (Pinterest). Per un tuffo diretto nella scena locale, c’è anche questo approfondimento con foto e spunti di visita: Street Art Barcelona – Blog.


Art Is Trash: l’arte che nasce dai rifiuti (e ci guarda negli occhi)

Tra le voci più riconoscibili di Barcellona c’è Francisco de Pájaro, conosciuto come Art Is Trash. Nato a Zafra (Estremadura) e attivo a Barcellona e nel mondo, ha trasformato l’ephemera urbana—cartoni, sacchi, mobili rotti, scarti di magazzino—nell’alfabeto di un teatro di strada ironico e feroce. Le sue creature antropomorfe spuntano da bidoni e marciapiedi come comparse di una favola assurda: occhi fatti con piatti di plastica, bocche da nastro adesivo, braccia di fil di ferro. Guardano chi passa e, mentre ti fanno sorridere, ti chiedono: quanto scartiamo? cosa resta di una città che consuma?

Un’estetica della provvisorietà

La forza di Art Is Trash sta nell’estetica dell’impermanenza. Molti lavori sono nati per vivere poche ore: una pioggia li scioglie, un netturbino li sposta, il traffico li consuma. Ma proprio questa fragilità li carica di energia: l’opera non è un feticcio da museo, è un incontro. Capita spesso che la scena si costruisca in tempo reale, con il pubblico che assiste alla nascita del personaggio. Il “quadro” non è la parete: è la strada, con i suoi rumori, i suoi odori, la sua fretta.

Ironia tagliente, politica concreta

Sotto l’umorismo da cartone animato, Art Is Trash fa una critica lucida a consumismo, spreco, precarietà. L’atto stesso di usare rifiuti come materia prima rovescia il valore: ciò che pensiamo di buttare via diventa specchio della città. È una politica del quotidiano, praticata senza slogan ma con piccoli shock visivi. Una sedia rotta diventa un trono storto; un sacco nero si apre e ne esce un mostriciattolo tenero; due scatole di scarpe si baciano sotto un lampione. È teatro povero, poesia concreta, branding urbano capace di imprimersi nella memoria.


Come leggere la street art di Barcellona senza “consumarla”

  1. Cammina lento. Le opere piccole si trovano sulle cornici delle porte, sotto i balconi, dietro ai segnali.

  2. Rispetta i ritmi del quartiere. Evita scatti invadenti con chi vive o lavora lì; la scena esiste perché il vicinato la tollera.

  3. Fotografa, ma documenta. Annota via/quartiere, data, e—quando possibile—l’autore. L’archivio personale è il tuo museo.

  4. Sostieni gli spazi culturali indipendenti. Laboratori, festival e gallerie che producono muri (legali o concordati) mantengono viva l’ecosistema.

  5. Ricorda che molti pezzi sono effimeri. Se un muro “sparisce”, non è vandalismo al contrario: è il metabolismo della città.


Itinerario essenziale di un giorno

Mattina – Poblenou
Parti da Pere IV: entra nei cortili quando sono aperti, guarda i muri laterali dei capannoni, segui le tracce di vernice a terra come briciole di pane.

Pomeriggio – Poble-sec
Scendi ai Jardins de les Tres Xemeneies: di solito trovi writer all’opera. Osserva composizione, riempimenti, outline, personaggi.

Sera – Raval & Gòtic
Passeggia tra Carrer de l’Hospital, Carrer Ferlandina e le vie secondarie: caccia di stencil e paste-up. Finisci la giornata con una rassegna di foto e un confronto con i lavori di Art Is Trash: è interessante vedere come piccoli gesti cambino la percezione dello spazio.


Perché Barcellona continua a ispirare

  • Topografia creativa: mare, colline, industria, tessuto modernista—ogni strato offre una scenografia diversa.

  • Ecosistema ibrido: scuole di design, festival, residenze artistiche e laboratori di quartiere.

  • Cultura visiva forte: dall’eredità modernista al graphic design contemporaneo, la città parla per immagini.

  • Dialogo internazionale: artisti in arrivo e in partenza; Barcellona è un ponte mediterraneo che scambia stili, tecniche, alfabeti.


Risorse e approfondimenti


Una nota finale su Art Is Trash

Ricapitolando: Francisco de Pájaro, “Art Is Trash,” è un artista di strada nato a Zafra e attivo a Barcellona e nel mondo. Le sue opere—effimere, ironiche, taglienti—sono un invito a ripensare il valore delle cose e la responsabilità di chi abita la città. A Barcellona, il suo “teatro dei rifiuti” non abbellisce semplicemente i marciapiedi: li rende parlanti. E quando un sacco di immondizia comincia a fissarti con due occhi di carta, capisci che, in fondo, la città ti stava aspettando.

11/09/2024

La tecnica di Art Is Trash

 

Dalla strada all’atelier

La poetica di Art Is Trash, nome d’arte di Francisco de Pájaro, è unica nella scena internazionale della street art. Il suo linguaggio non si limita alla pittura murale o al graffito: la sua cifra distintiva è la capacità di trasformare rifiuti e materiali abbandonati in sculture effimere, che vivono nello spazio urbano come apparizioni improvvise. Parallelamente, nell’atelier sviluppa opere più durature, pensate per collezionisti e gallerie, mantenendo però lo stesso spirito ironico e critico che lo ha reso celebre.


Tecnica in strada: scultura effimera e performance urbana

1. Raccolta del materiale

Il processo creativo inizia con un gesto semplice: camminare per la città. Nei quartieri di Barcellona come Poblenou, Raval o Gràcia, l’artista osserva i marciapiedi, i cassonetti e gli angoli dimenticati. Cartoni, sacchi della spazzatura, mobili rotti, scope, vecchi elettrodomestici: tutto può diventare materia prima.

In questo momento non cerca oggetti “belli”, ma forme con potenzialità: un manico che può diventare braccio, un sacco che sembra un busto, un cartone che si piega come volto.

2. Assemblaggio rapido

Il passo successivo è assemblare direttamente in loco. Con nastro adesivo, graffette improvvisate o semplicemente sovrapponendo elementi, Francisco crea figure che sembrano emergere dal caos. Non usa strutture complicate: la fragilità è parte del messaggio.

3. Pittura e disegno

Una volta costruita la base, interviene con pittura acrilica, pennarelli e spray. Il segno più riconoscibile è la linea nera spessa, che definisce contorni e soprattutto gli occhi enormi delle sue creature. Con pochi tratti dà vita al rifiuto: un sacco della spazzatura diventa volto, un cartone si anima, una scopa diventa coda.

4. Effimero come regola

Le sue opere non sono pensate per durare. Spesso vengono rimosse la notte stessa dai netturbini o raccolte dai passanti incuriositi. L’artista non resiste a questa caducità: la abbraccia. È parte integrante della sua performance urbana, un rito che trasforma l’oggetto scartato in protagonista per poche ore.



Tecnica in atelier: dal gesto effimero alla memoria duratura

Quando lavora in atelier, Francisco mantiene la stessa energia istintiva, ma adatta le tecniche per dare longevità e collezionabilità alle sue opere.

1. Supporti e materiali

  • Tele e cartoni riciclati: il cartone, simbolo del suo lavoro urbano, diventa spesso superficie pittorica, nobilitato come supporto artistico.

  • Legno e metallo: a volte integra materiali più resistenti, mantenendo però l’estetica dello “scarto”.

  • Carta e mixed media: collages, strappi e assemblaggi rimandano alla precarietà della strada.

2. Tecnica pittorica

  • Usa acrilici e spray per colori vividi.

  • La linea nera rimane marchio di fabbrica: contorni netti, occhi e bocche che creano espressioni teatrali.

  • Inserisce frasi ironiche e slogan: parole che amplificano il tono satirico.

3. Opere tridimensionali

In atelier realizza anche sculture più durature: assemblaggi di oggetti trattati e fissati con resine o strutture in legno. In questo modo porta la dimensione scultorea della strada dentro la galleria, senza perdere la sua identità.

4. Documentazione come arte

Molte delle installazioni stradali sopravvivono solo attraverso fotografie. L’artista stesso e i passanti documentano le opere, che diventano così memoria visiva. In alcuni casi, Francisco ha trasformato queste foto in stampe artistiche, unendo immagine e narrazione.



Differenza tra strada e atelier

AspettoTecnica in stradaTecnica in atelier
MaterialiRifiuti trovati (cartoni, sacchi, mobili)Cartoni selezionati, legno, tele, resine
DurataOre o pochi giorniAnni, pensate per collezionisti
ProcessoRapido, improvvisato, istintivoPiù lento, con cura dei dettagli
MessaggioCritica sociale immediataElaborazione e riflessione
RisultatoScultura effimera/performanceOpera pittorica o scultorea duratura

Significato della tecnica

La forza della tecnica di Art Is Trash sta nella sua coerenza concettuale:

  • In strada, il rifiuto diventa voce politica e ironica, un modo per mostrare ciò che la società scarta.

  • In atelier, lo stesso linguaggio si trasforma in opera collezionabile, ma senza perdere l’anima critica.

In entrambi i contesti, il messaggio è chiaro: la bellezza può nascere da ciò che rifiutiamo, e l’arte è un atto di ribellione che ridà vita al dimenticato.


Conclusione

La tecnica di Art Is Trash unisce gesto istintivo e critica sociale, effimero e duraturo, strada e atelier. È questo che lo rende un artista unico nella scena di Barcellona e nel mondo: un autore capace di muoversi tra il marciapiede e la galleria, tra l’opera che scompare e quella che resta. Le sue figure dagli occhi grandi sono la prova che anche la spazzatura può diventare poesia.

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