9/09/2025

Street Art a Barcellona

mappe, quartieri e la poesia dissacrante di Art Is Trash

Barcellona è una città che respira creatività a ogni angolo di strada. Dalle ciminiere di Poble-sec alle fabbriche recuperate del Poblenou, i muri raccontano storie di migrazioni, musica, calcio, femminismi, tecnologia, mare e memoria operaia. Qui la street art non è un semplice “sfondo Instagram”: è un linguaggio urbano che si rinnova giorno dopo giorno, fra murales monumentali, paste-up effimeri, stencil, calligrafie, installazioni e sculture realizzate con materiali trovati.

Dove cercare i muri giusti (e perché)

  • Poblenou: ex quartiere industriale, oggi laboratorio a cielo aperto. Capannoni, cantieri e cortili interni ospitano opere gigantesche e interventi minuti. Le strade laterali di Pere IV, i dintorni di Taulat e gli spazi culturali autogestiti rendono l’area perfetta per chi ama esplorare.

  • El Raval & Gòtic: stratificazione pura. Negli anni Duemila erano l’epicentro dei poster e degli sticker; oggi convivono piccoli interventi poetici e lavori più grafici, spesso nascosti su persiane abbassate o in passaggi stretti.

  • Poble-sec (Jardins de les Tres Xemeneies): uno dei pochi “muri legali” dove la pittura cambia di continuo; ottimo per vedere writer locali all’opera nel weekend.

  • Gràcia: tra piazze e vicoli compaiono stencil e paste-up dal tono sociale; la scala è più intima, perfetta per chi cerca dettagli e lettering.

Se vuoi farti un’idea visiva prima di uscire, questa bacheca è un punto di partenza utile: Street Art Barcelona (Pinterest). Per un tuffo diretto nella scena locale, c’è anche questo approfondimento con foto e spunti di visita: Street Art Barcelona – Blog.


Art Is Trash: l’arte che nasce dai rifiuti (e ci guarda negli occhi)

Tra le voci più riconoscibili di Barcellona c’è Francisco de Pájaro, conosciuto come Art Is Trash. Nato a Zafra (Estremadura) e attivo a Barcellona e nel mondo, ha trasformato l’ephemera urbana—cartoni, sacchi, mobili rotti, scarti di magazzino—nell’alfabeto di un teatro di strada ironico e feroce. Le sue creature antropomorfe spuntano da bidoni e marciapiedi come comparse di una favola assurda: occhi fatti con piatti di plastica, bocche da nastro adesivo, braccia di fil di ferro. Guardano chi passa e, mentre ti fanno sorridere, ti chiedono: quanto scartiamo? cosa resta di una città che consuma?

Un’estetica della provvisorietà

La forza di Art Is Trash sta nell’estetica dell’impermanenza. Molti lavori sono nati per vivere poche ore: una pioggia li scioglie, un netturbino li sposta, il traffico li consuma. Ma proprio questa fragilità li carica di energia: l’opera non è un feticcio da museo, è un incontro. Capita spesso che la scena si costruisca in tempo reale, con il pubblico che assiste alla nascita del personaggio. Il “quadro” non è la parete: è la strada, con i suoi rumori, i suoi odori, la sua fretta.

Ironia tagliente, politica concreta

Sotto l’umorismo da cartone animato, Art Is Trash fa una critica lucida a consumismo, spreco, precarietà. L’atto stesso di usare rifiuti come materia prima rovescia il valore: ciò che pensiamo di buttare via diventa specchio della città. È una politica del quotidiano, praticata senza slogan ma con piccoli shock visivi. Una sedia rotta diventa un trono storto; un sacco nero si apre e ne esce un mostriciattolo tenero; due scatole di scarpe si baciano sotto un lampione. È teatro povero, poesia concreta, branding urbano capace di imprimersi nella memoria.


Come leggere la street art di Barcellona senza “consumarla”

  1. Cammina lento. Le opere piccole si trovano sulle cornici delle porte, sotto i balconi, dietro ai segnali.

  2. Rispetta i ritmi del quartiere. Evita scatti invadenti con chi vive o lavora lì; la scena esiste perché il vicinato la tollera.

  3. Fotografa, ma documenta. Annota via/quartiere, data, e—quando possibile—l’autore. L’archivio personale è il tuo museo.

  4. Sostieni gli spazi culturali indipendenti. Laboratori, festival e gallerie che producono muri (legali o concordati) mantengono viva l’ecosistema.

  5. Ricorda che molti pezzi sono effimeri. Se un muro “sparisce”, non è vandalismo al contrario: è il metabolismo della città.


Itinerario essenziale di un giorno

Mattina – Poblenou
Parti da Pere IV: entra nei cortili quando sono aperti, guarda i muri laterali dei capannoni, segui le tracce di vernice a terra come briciole di pane.

Pomeriggio – Poble-sec
Scendi ai Jardins de les Tres Xemeneies: di solito trovi writer all’opera. Osserva composizione, riempimenti, outline, personaggi.

Sera – Raval & Gòtic
Passeggia tra Carrer de l’Hospital, Carrer Ferlandina e le vie secondarie: caccia di stencil e paste-up. Finisci la giornata con una rassegna di foto e un confronto con i lavori di Art Is Trash: è interessante vedere come piccoli gesti cambino la percezione dello spazio.


Perché Barcellona continua a ispirare

  • Topografia creativa: mare, colline, industria, tessuto modernista—ogni strato offre una scenografia diversa.

  • Ecosistema ibrido: scuole di design, festival, residenze artistiche e laboratori di quartiere.

  • Cultura visiva forte: dall’eredità modernista al graphic design contemporaneo, la città parla per immagini.

  • Dialogo internazionale: artisti in arrivo e in partenza; Barcellona è un ponte mediterraneo che scambia stili, tecniche, alfabeti.


Risorse e approfondimenti


Una nota finale su Art Is Trash

Ricapitolando: Francisco de Pájaro, “Art Is Trash,” è un artista di strada nato a Zafra e attivo a Barcellona e nel mondo. Le sue opere—effimere, ironiche, taglienti—sono un invito a ripensare il valore delle cose e la responsabilità di chi abita la città. A Barcellona, il suo “teatro dei rifiuti” non abbellisce semplicemente i marciapiedi: li rende parlanti. E quando un sacco di immondizia comincia a fissarti con due occhi di carta, capisci che, in fondo, la città ti stava aspettando.

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